giovedì 8 dicembre 2016

DID SOMEONE SAY VOLCANO???

Laghi, sigari e vulcani sono le principali attrazioni del Nicaragua, che è il Paese + esteso del Centro America. 19 vulcani in tutto di cui 8 ancora attivi e di cui io ne ho scalati 3! Nulla a che vedere con i 37 vulcani del Guatemala…di cui però solo 3 sono ancora attivi.
 

La mia prima tappa è a Leon, antica città coloniale e punto di partenza per la scalata a molti vulcani…io scelgo il Cerro negro, non perché sia una bella scalata, ma per fare volcano boarding! Almeno per una volta, ci aggiungiamo una parte di puro divertimento senza fatica! Per fortuna partiamo abbastanza presto, in modo da evitare la calca dei grandi gruppi che arrivano da lontano e ci accingiamo alla scalata di un’ora, su roccia vulcanica e calda. La salita non è nulla di impegnativo….ma un caldo!!!! Tra il sole e il caldo emanato dal vulcano, che è ancora attivo, una sudata!!!!!!!!!!!Arriviamo in cima e ci godiamo il panorama, davanti a noi, tra gli altri San Cristobal, il vulcano + alto  del Paese.
 

Ci vestiamo, sudiamo ancora di + perché sto tutone è pesantissimo, ci avviciniamo al crinale….iniziamo a farcela sotto e facciamo a gara per non essere il primo a buttarsi! Ahahahahahahahah. E poi? E poi…..si scende!!!!!!

Mi sposto a Granada, da cui per mancanza di tempo non vado alla Laguna de Apoyo…che però risulta essere bellissima e un po’ me ne sono pentita…ma…bisogna scegliere. Purtroppo non ho tempo x fare tutto! Mi consolo con una gita notturna al vulcano Masaya, il + attivo, dove si può vedere il lago di lava nel cratere del vulcano. Saliamo dopo il tramonto, in minivan, fino alla cima (questo vulcano è molto basso) e quassù ci sono concessi 15 minuti, non di + perché si respirano i gas solfurei (che io ho già sperimentato al Cerro Negro)  e possono essere pericolosi. Le foto purtroppo non rendono per niente l’idea di quello che si vede ad occhio nudo. Il cratere è diverse decine di metri sotto di noi, ma si può vedere il magma muoversi, il giallo fuoco, l’arancione e il rosso/marrone delle onde che si creano. Uno spettacolo unico. Vengono lasciati salire una decina di veicoli alla volta per poter evacuare velocemente in caso di sospetta eruzione, ma sinceramente una volta in cima….ci si dimentica di tutto e si vorrebbe solo andare + vicini.
 

Il giorno mi dedico alla visita della città e delle varie case di produzione di sigari. Dovete sapere che 9 dei 25 sigari migliori al mondo sono prodotti in Nicaragua. Il tabacco è molto buono e non è così forte come quello cubano, che quindi viene apprezzato da un pubblico + vasto.

Prossima tappa Isla Ometepe, questa doppia isola di formazione vulcanica immersa nell’enorme Lago Nicaragua. L’isola è costituita da due vulcani uniti tra di loro: Concepcion e Maderas. Decido di andare a piazzarmi in mezzo ai due, in sperduta campagna, o come la si voglia chiamare e poi in base al tempo decidere cosa fare. Si viene qui x 2 motivi: 1 la natura e la vista…che sono entrambe magnifiche, 2 la sfida! Concepcion è il secondo vulcano + alto del Nicaragua e decisamente il + ripido e difficile da scalare…è letteralmente un’impresa. In molti hanno dovuto rinunciare a causa delle condizioni atmosferiche, se piove è rischio valanghe, se è nuvoloso è rischio temporali in vetta, se c’è vento è troppo pericoloso in generale….davanti a noi sembra esserci una giornata relativamente soleggiata e tranquilla…e allora….SI VA!
 
Purtroppo x lui un ragazzo olandese (un po’ topo da ufficio poverino) è capitato in ostello con me e si è voluto aggregare…giuro che non ho fatto nulla per spingerlo a farlo, ma forse il mio entusiasmo di x se è stato contagioso….cmq….è deciso!
5.30 ci troviamo con la guida, prendiamo l’autobus x arrivare dal lato giusto e iniziamo la scalata dei 1600e qualcosa metri…perché essendo sul livello del mare, si scala letteralmente dai piedi alla cima. La guida parte in tromba…al che mi spavento e inizio a dubitare che non ce la farò mai! Il mio compagno è + lento e la guida glielo fa notare subito…ahahahahahahahah. Io cmq sono grata degli stop extra x aspettarlo!
La prima ora non è troppo difficile, attraversiamo campi, piantagioni di banani, sembra un normale sentiero di montagna, la seconda ora si fa un po’+ intensa, ma siamo sempre dentro alla vegetazione e abbastanza al riparo dal sole. La terza ora, tra sterpaglie e rocce perché essendo un vulcano ancora attivo sulle sue pendici non crescono alberi, è quasi una scalinata….infinita….i quadricipiti vorrebbero abdicare. Alla fine della terza ora, quando inizia la parte veramente impegnativa (no perché fino a ora??????) il mio compagno di avventura annuncia la resa……..azz……..io mi giro verso la guida….e quindi? Tecnicamente per arrivare alla vetta e scendere ci vogliono ancora 2 ore, quindi o lo lasciamo li ad aspettare (con la nebbia che si sta avvicinando) o molliamo tutti e si rientra. Le mie gambe avrebbero le idee molto chiare sulla decisione da prendere, ma il mio cervello prende tempo…tra rimbalzi di “mi spiace lasciarti qui ad aspettare” e “mi spiace se non arrivi in cima x colpa mia” decido di proseguire! Chiedo alla guida quanto ci vuole facendo di corsa…40 minuti invece di 1 ora…ok…tentiamo l’impresa! Lascio lo zaino, così sono + leggera, e l’olandese giura e spergiura che non si muoverà da dove lo abbiamo lasciato e …SI SALE.
 
 
 
 
 
 
 
Inutile dire il rimbalzo di accuse che la parte del mio cervello sano fa a quello malato e relative risposte “perché ti sei voluta imbarcare in questa cosa?” – “perché voglio arrivare in cima” – “non ti rendi conto che la guida sta letteralmente correndo e tu devi stargli dietro?” – “si ma ce la posso fare, ce la devo fare” – “domani non cammini…lo sai?” – “sta zitto!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”, insomma con il fiatone, le gambe distrutte e il cervello in botta….arrivo all’ultimo pendio, il + ripido, con raffiche di vento a tutto spiano e una salita quasi da arrampicata…e poi ALLA VETTA! Ce l’ho fatta!!!!! Sono stanca morta, ma soddisfatta!

Nemmeno il tempo di assaporare la soddisfazione…la vista non si assapora perché la cima è avvolta dalla nebbia, e bisogna riscendere, rischio temporale in arrivo e olandese da recuperare. Inutile dire che la discesa è stata tanto difficile quanto la salita, con le ginocchia che ululavano! Alla fine, grazie allo sprint, ce l’abbiamo fatta in 6 ore e 10 minuti invece di 7 ore! Il mio top da trekking motivazionale spiega tutto : CAN’T STOP, WON'T STOP.

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