Ore 8.30 partenza per il tour, i nostri accompagnatori sono
Oniha la guida e (forse non sapremo mai il suo nome, infatti così è stato) l’autista. Molto gentile e
piena di attenzioni lei, molto votato al suo van lui.
Inutile dire che abbiamo tutto lo spazio che ci pare perché
il van è da 6 e noi siamo in 2, saliamo e ci prepariamo alla traversata di 5
ore che ci separa dal semi Gobi…quanto ci vorrà per arrivare al Gobi vero e
proprio????? Oniha ci da subito delle delucidazioni sulla vita in UlaanBataar e
quella da nomadi, ci spiega cosa faremo durante la giornata e ci spara un sacco
di numeri sulla grandezza e popolazione della Mongolia, mentre il nostro
autista gareggia nell’assurdo traffico cittadino.
Scopriamo presto che vale la stessa regola anche fuori città
dove non importa se la strada è dissestata, piena di buche, interrotta,
sterrata, se ti attraversano le capre o i cavalli, l’importante è andare,
andare e non fermarsi! Anche gli animali l’hanno capito che rischiano grosso,
sono talmente abituati che ormai si spostano anche solo che gli strombazzi…per
fortuna…perchè io + di una volta ero certa che avremmo fatto strike!
Ah…dimenticavo un dettaglio….non stiamo percorrendo l’ultima sfigata delle
strade di campagna…ma la strada + importante che collega il centro della
Mongolia al Sud. Una specie di autostrada a livello di importanza, perché a
livello di struttura non rasenta nemmeno il livello della strada di paese.
Regola n. 1 per guidare in Mongolia non vi azzardate a rallentare, svoltare o
peggio ancora parcheggiare perché questo comporterebbe il rallentamento del
mezzo dietro di voi, il + grande affronto che si possa fare ad una persona in
questo Paese, con conseguente strombazzamento feroce a catena. Potete invece
tranquillamente fare tutto il viaggio nella corsia opposta perché ci sono meno
buche e rientrare nella vostra solo quando la cosa vi aggrada e cioè all’ultimo
nanosecondo, l’autista del mezzo di fronte a voi capirà benissimo e non muoverà
nemmeno un muscolo.
Solo 2 corsie, niente corsia di emergenza, niente
segnaletica, ma proprio di nessun tipo, tipo nemmeno per indicare in quale
città sei…ed è qui che scopriamo che Ulaanbaatar è l’unica città mongola…tutto
il resto è diviso in regioni che hanno solo villaggi il cui nome non merita di
essere menzionato. Villaggi composti di solito da 2° case abbastanza vicine,
una stazione di servizio e una taverna con annessa toilet (segue spiegazione +
dettagliata) sul ciglio della strada e non so bene quante gher sparse nei km
precendenti e successivi. Dal mio punto di vista i villaggi fanno veramente
schifo, meglio vivere isolati dal mondo in una gher tutta la vita!
Toilet : la cosa è abbastanza divertente….quando la nostra
guida dice “I go to the toilet” oppure “if you need there is a toilet” non
significa che siamo arrivati all’autogrill o che c’è un bagno chimico nascosto
da qualche parte, ma letteralmente qualunque posto in cui si possa fare la
pipì, che può andare, nella migliore delle ipotesi, dal casottino di legno con porta, al fosso
lungo la strada, dall’albero al cespuglio, dalla pietra al buco in mezzo al
campo. Spero che stiate mangiando….il casottino di legno, voi direte, non sarà
tanto male…e invece….altro non è che un buco in terra coperto da 4 assi che lascia
uno spiraglio tipo turca rivestito da 4 pareti di legno e una quinta che fa da
tetto. Quando va bene, perché altrimenti sono solo 3 alla faccia della privacy.
Insomma, dopo essere state alla toilet, il nostro autista in
un punto imprecisato del nulla devia a sinistra e si immette in una strada
sterrata…ho fatto una foto x farvi capire meglio…la strada sterrata sono quelle
due linee in mezzo all’erba e alla terra che hanno lasciato i van prima di noi.
Questo non è ovviamente un motivo valido per ridurre la velocità e noi dobbiamo
tenerci per cercare di non finire per terra.
Non si sa bene come,
ma arriviamo sane e salve all’accampamento della famiglia che ci ospita
composto da 3 gher : quella in cui vive la famiglia, la cucina estiva che ora è
riadattata a deposito/dispensa e quella per gli ospiti. Bellissime, niente da
dire. Nella nostra ci sono solo 5 letti lungo i lati, un divanetto, un tavolino
e la stufa centrale che ci consentirà di sopravvivere.
Dopo aver testato anche la toilet locale (un buco in terra
con 4 assi messe sopra e 2 laterali + un panno svolazzante x la privacy in
direzione della gher…tanto dietro non c’è niente se non km quadrati di
steppa….che vuoi che ti veda??????) siamo pronte per il giro in cammello. Qui
tutto molto + facile, dobbiamo solo non cadere, veniamo “trainate” dall’uomo di
casa a cavallo, così possiamo fare qualche foto. Ci addentriamo un pochino di +
tra le dune e non posso fare a meno di chiedermi come sia il deserto “quello
vero” in cui vedi solo sabbia sabbia e ancora sabbia tutto intorno a te.
Dopo
questa esperienza, molto + confortevole, andiamo in cucina ad aiutare la donna
di casa a preparare la cena. Ravioli di carne fritti. L’impasto è composto di
sola acqua e farina e il ripieno è carne con cipolle, aglio e qualche erba. Il
risultato è il pasto + buono che abbiamo fatto fin’ora. Ce li spazzoliamo praticamente
tutti, questa è la nostra cena, la famiglia mangerà altro anche se non ho
capito perché.
Approfittiamo della scorazzata notturna per raccogliere qualche ramo e pompare per bene la stufa, visto che normalmente va a sterco di cavallo. Si…il combustibile è sterco di cavallo seccato al sole…semplice, gratis, funzionale...e non puzza! Eccolo!
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